Lanternino   news
 
16-05-2005
CAMPIONATI ITALIANI SPRINT 2005
 
di Stefano Galletti
 
Che cosa resta di un campionato italiano una volta che i luoghi di gara si sono svuotati, dopo che la voce dello speaker Walter Peraro ha dato il “libera tutti” al termine delle premiazioni, quando anche Corrado Arduini ha dato il via alle operazioni di CAI Tirano, Atletica Interflumina e Tumiza Chiari per il recupero delle lanterne, delle fettucce, di tutto quanto è stato portato nel bosco, dei gazebo, degli impianti informatici ... e circa 700 atleti sono sulla via di casa, con i pochi soliti noti carichi di premi e di gloria e i tanti altri “soliti ignoti” con i loro sentimenti di gioia, di passione sportiva, qualcuno felice per aver sconfitto il rivale e qualcuno arrabbiato per colpa di una lanterna introvabile?
Ciò che resta sono le immagini che si focalizzano nella mente, incise per sempre nel disco fisso della nostra memoria, le immagini che torneranno a galla nei ritrovi, nelle serate tra amici orientisti, nelle frasi “Ti ricordi quella volta che...?”. Per descrivere con 3 rapidi colpi di colore la gara che sabato 14 maggio ha assegnato a Trivigno i titoli italiani 2005 sulla distanza sprint mi affido volentieri a 3 episodi accaduti durante la gara HElite: il primo è la discesa verso il punto spettacolo di Michele Tavernaro (Fiamme Gialle), dritto verso il punto dall’alto della collina in mezzo al bianco del bosco, senza esitazioni... o forse no? Chi ha colto il suo gesto, a fine discesa, di voltarsi indietro verso il bosco? Un gesto inusuale, divenuto comprensibile dopo due secondi... uno... due... non di più. E’ un’ombra nera quella che tallona Michele, a circa 15 secondi di distanza non è la sagoma di un atleta ritardatario superato dai nostri nazionali: è Klaus Schgaguler. L’atleta del T.O.L. conferma a Trivigno la sua piena maturità agonistica e tecnica, recupera quasi due minuti a Tavernaro e non molla più la presa. Il gesto della corsa dei due nazionali nell’allontanamento dal punto non potrebbe apparire più diverso: tanto Michele appare irruente e determinato, quasi un ottocentista negli ultimi 200 metri, quanto Klaus sembra leggero, come a sfiorare appena il terreno. E la seconda immagine è proprio l’arrivo dei due contendenti: nel rettilineo finale Michele esprime tutta la sua forza in modo feroce, addirittura selvaggio 21 secondi per lui sull’ultima spettacolare ed intensissima tratta, 21 secondi passati a divorare il terreno, due gambe in piena esplosione di potenza sul terreno accidentato ed infido di una malga alpina gli altri elite, tutti gli altri elite, sono staccati di 5, 6, 8 secondi (che a questi livelli è quasi un’enormità). Ma dietro a Michele c’è sempre l’ombra nera, inarrestabile, sempre ad una quindicina di secondi: Klaus non perde terreno nel bosco, lascia all’avversario quella manciata di secondi del rettilineo ma il titolo italiano sprint è suo. La prova di Tavernaro non vale purtroppo neanche per il podio: quarto posto per lui alla fine, a pari merito con Marco Seppi (Cus Bologna) che compie una prova lineare sempre a contatto col podio. Sul podio con Schgaguler ci vanno, a pari merito ma staccati di 28 secondi, Mikhail Mamleev (Suedtiroler Laufverein) e Carlo Rigoni (Fiamme Gialle) è il secondo a compiere il recupero decisivo sul rettilineo finale, unico a limitare i danni da Tavernaro sulla tratta (che compie in 23 secondi), ed unico ad averla affrontata in condizioni limite: la terza ed ultima immagine è infatti quella di Rigoni che taglia il traguardo attraversando un improvviso nuvolone basso piombato sul rettilineo finale a limitare a pochi metri la visibilità, in pieno stile “The fog” di John Carpenter (con le radio degli speaker che si rimbalzavano la posizione dell’atleta man mano che questi avanzava tra le fettucce).

E gli altri? Forse che in questo resoconto ci si è dimenticati di tutte le altre categorie, parimenti combattute fino in fondo come si conviene ad una gara sprint vissuta sul filo del rasoio, del rischio e dei secondi fino al filo di lana?

Ripartiamo allora dalle DElite. Con la H35, forse la gara che ha sancito il maggior numero di sorprese. Si inizia con una delle favorite, Michela Guizzardi (Cus Bologna), che abbandona la competizione a metà gara nei pressi del punto spettacolo, poi è la volta di Renate Fauner (CS Forestale) che transita anch’essa nei pressi del punto spettacolo ormai ritirata. Nel frattempo dallo stesso punto sono transitate Helga Bertoldi (CS Forestale) e Sabine Rottensteiner (S.L.F), con tempi intermedi che ne fanno le due favorite per il titolo dietro a loro la coppia Christine Kirchlechner (T.O.L.) e Maria Novella Sbaraglia (G.O. Subiaco), e poi ancora Silvia Bertazzo (Erebus), Federica Sancin e Anna Chiandetti (NordestTarcento) pronte a salire sul treno del podio al minimo errore delle capofila. L’errore determinante per il titolo è quello di Sabine Rottensteiner, un 37esimo parziale alla sesta lanterna che la fa piombare dal secondo al 28esimo posto e che lascia via libera al titolo per Helga Bertoldi, l’unica che non sbaglia dall’inizio alla fine. Kirchlechner e Sbaraglia si giocano la seconda piazza sulle ultime tratte, con l’atleta altoatesina che precede la laziale di 36 secondi. Quarta piazza per Tulla Spinelli (Scom Mendrisio).
L’H35 si è presentata ai nastri di partenza con un numero impressionante di possibili papabili per il titolo: ai soliti Baccega, Pradel, Biella, Giovannini, Jenna, Bozzola, Zanetello, Carboni, Cipriani, Mair e chi più ne ha più ne metta si aggiungono per la vittoria i Guglielmetti (proprio “i” Guglielmetti, Michele e Francesco), Hiltebrand, Anuchkin, Shutkovsky, Hayman, Wolf... La vittoria alla fine va proprio ad Eduard Shutkovsky (Orienteering Como) davanti a Mark Hayman (Varese Orienteering). Il titolo? Quello resta per un paio di ore saldamente nelle mani di Michele Candotti (Trent-O). Eppure già la griglia aveva espresso i nomi di Baccega, di Bozzola, di Prouss... ma l’atleta trentino ha confermato proprio a Trivigno le sue grandi potenzialità, sostenute da un atletismo non comune: si sapeva che il giorno che avesse infilato un bel filotto di lanterne sarebbe stata dura per tutti batterlo. Non ci riescono i vari Giovannini e Jenna, non ci riesce lo svizzero Dieter Wolf, Gianluca Di Stefano “salta” alla prima lanterna ed Andrea Cipriani non entra in ritmo fino alla quinta lanterna almeno, quando la posizione è ormai compromessa. Anuchkin, Pradel, la coppia dei Guglielmetti, ma anche Biella, Balboni ed Hiltebrand pagano chi più chi meno la quarta lanterna, piazzata effettivamente a qualche metro di distanza dal punto esatto indicato da un “termine fossa”. Il sorpasso decisivo arriva invece da un altro atleta che non appariva inserito nella rosa dei favoritissimi: Francesco Valente (G.O. Subiaco) sale sul podio al terzo posto, ma la posizione gli vale il titolo italiano davanti a Candotti e poi ad Antonio Baccega (Fiamme Gialle) per l’atleta laziale è un ritorno al vertice della categoria proprio nella gara che assegna uno dei titoli nazionali.
Nella pari categoria femminile, la D35, è un’altra atleta dell’Orienteering Como a confermarsi al vertice quando si tratta di mettere in gioco un titolo italiano: infatti Laura Piatti, che difenderà ad Asiago il titolo middle, comincia la stagione mettendo in cascina il titolo sprint. In classifica generale la precede la sola Ursula Wolf (Davos), e dietro terminano Ilaria Ferrari (Scom Mendrisio) la compagna di squadra Oxana Shutkovskaya, poi due atlete del T.O.L., Ruth Kastl ed Helene Pircher., quest’ultima a pari merito con Agathe Murer (Orienteering Pergine) le difficoltà del percorso lasciano al palo altre atlete in grado di competere per il titolo, ovvero le varie Sedran, Vecchies, Hechich e la ticinese Daniela Guglielmetti, ma una due giorni è tale perchè ci sono due gare... e infatti avranno modo per rifarsi ampiamente nella gara valida per la Coppa Italia.

I titoli “super master” vanno in campo femminile ad Annamaria Riva (Pol. Besanese), che mette tra se e la prima avversaria (Ivana Zotta – Or. Mezzocorona) l’abisso di due minuti e mezzo, con Lucia Sacilotto (Unione Lombarda) terza ad oltre 3 minuti in campo maschile è Silvano Tonolo ad aggiudicarsi il titolo: l’atleta dell’Erebus lotta sul filo dei secondi per tutta la prima parte di gara con Helmuth Murer (Or. Pergine), prende la testa subito, poi perde il primato, lo riprende ... nel frattempo Murer sbaglia una lanterna e si ritira, lasciando a Lorenzo De Paoli (US Primiero) il compito di insidiare il leader. Alla fine 17 secondi di vantaggio per Tonolo su De Paoli, e terzo e quarto posto per gli altri portacolori dell’Or. Pergine, Gino Vivian e Augusto Cavazzani.

Restano le categorie giovanili.
Nella D20 è una sfida a 3 entità regionali: il Primiero (Simion, Daldon, Scalet), l’Emilia (Di Furia, Carluccio, Sambi) e la Brianza (Maggioni, Brambilla, Pirovano), con Serena Unti e Daniela Poete pronte ad inserirsi sul podio. Sul podio ci sale solo la prima atleta citata, ovvero Marina Simion (US Primiero) che chiude al secondo posto generale tra le due atlete dell’OL Norska Fabienne Stucki e Sandra Schaerer. Il suo vantaggio nei confronti della seconda italiana, Sara Di Furia (Pol. G. Masi) è del tutto rassicurante, quasi un minuto, così come lo è il vantaggio di Sara sulla terza italiana, Valentina Brambilla che proprio in occasione del campionato italiano supera di soli 7 secondi la titolata compagna di squadra Federica Maggioni e di 9 secondi l’altra atleta dell’US Primiero Ana Daldon.
Anche in D16 c’è una atleta che culla a lungo il sogno di un titolo italiano, Lucia Curzio (Orientamondo) che prende la testa e resiste ai primi affondi dell’US Primiero (Claudia Zanetel, quarta, e Carlotta Scalet, quinta) ma deve cedere il passo dapprima al terzo vagone della staffetta primierotta, Elena Jagher, che conquista il titolo italiano, e poi anche a Julia Shutkovskaya (Orienteering Como) che opera il sorpasso proprio sul rettilineo finale per soli cinque secondi.
Il finale più stretto resta comunque quello della categoria D12 (che non assegna titolo) tra altre due atlete del Primiero, Giada Simion e Viola Zagonel che terminano la prova ad 1 solo secondo di distanza l’una dall’altra.
Tra i ragazzi è la categoria H20 quella a maggiore adrenalina: Giancarlo Simion (US Primiero), Thomas Widmann (T.O.L.), Lorenzo Pittau (Pol. Masi) e Nicola Giovanelli (US Primiero) prendono tutti quanti la testa almeno una volta nel corso della gara e terminano tutti quanti nel giro di 25 secondi nell’ordine indicato anzi tra gli ultimi a prendere la testa ci sono proprio Pittau e Giovanelli che solo nel finale vengono scavalcati per le prime due piazze. E ci sarebbe anche Luca Dallavalle (GS Caleppiovinil), mai in testa ma quinto a soli 30 secondi dal leader, e poi Jonas Rass (T.O.L.) sesto a 41 secondi. Il futuro dell’orientamento italiano sembra in ottime mani...
Stefano Ongaro (US Primiero) in H16 ha invece deciso di non farsi troppi problemi: suo il detto “partire forte, arrivare fortissimo”, prende la testa alla prima lanterna e non cede mai il primato, anche se alla fine sono solo 21 i secondi di vantaggio sul compagno di squadra Tommaso Scalet. Terzo posto per l’altro trentino del GS Caleppiovinil Roberto Dallavalle, a 48 secondi dal titolo italiano.
C’è anche un altro piccolo atleta, di cui certamente sentiremo ancora parlare in futuro, che vince dominando dall’inizio alla fine: si tratta di Mikhail Anuchkin (T.O.L.) in H12: è l’unico vincitore che chiude la prova in meno di 10 minuti, anzi meno di 9 (8’57” per la precisione). Trattandosi di 1,5 kmsf, fate voi i conti...

Immagini che porteremo a casa, per l’album dei ricordi. Immagini diverse per ognuno dei partecipanti. Immagini di sport. Fino al prossimo campionato italiano...